Sciopero nazionale 25 ottobre 2025: docenti protestano per stipendi fermi e precariato

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Punti chiave

  • Stipendi invariati: I sindacati denunciano che gli stipendi degli insegnanti sono fermi da oltre un decennio rispetto all’inflazione e agli standard europei.
  • Precarietà in aumento: Più del 20% del corpo docente lavora con contratti a termine, aggravando l’instabilità nelle scuole.
  • Adesione nazionale: Lo sciopero coinvolgerà istituti di scuola secondaria di primo e secondo grado su tutto il territorio italiano.
  • Rivendicazioni al governo: I sindacati chiedono risorse dedicate per il rinnovo del contratto e un piano straordinario di stabilizzazione.
  • Prossimo confronto: Un tavolo ministeriale con le parti sociali è previsto entro la fine del mese per discutere possibili soluzioni.

Introduzione

Il 25 ottobre 2025 è stato indetto uno sciopero nazionale dei docenti della scuola secondaria in tutta Italia. La mobilitazione, promossa dalle principali sigle sindacali, mira a denunciare il blocco degli stipendi, l’aumento della precarietà e la mancanza di iniziative concrete per valorizzare e stabilizzare la professione. Il governo è atteso a un confronto con i sindacati entro fine mese per valutare possibili soluzioni alle criticità emerse.

Che cosa prevede lo sciopero

Lo sciopero nazionale della scuola del 25 ottobre 2025 coinvolgerà tutti gli istituti di ogni ordine e grado sul territorio italiano. Le principali sigle sindacali CGIL Scuola, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS e GILDA hanno confermato un’adesione unitaria all’iniziativa.

L’astensione dal lavoro è prevista per l’intera giornata scolastica, generando possibili disagi alle attività didattiche dalle 8:00 alle 17:00. I sindacati prevedono una partecipazione superiore al 70% del personale docente, con picchi vicini all’85% nelle regioni del Centro-Nord.

Le segreterie scolastiche stanno già inviando le comunicazioni ufficiali alle famiglie, secondo quanto previsto dalla normativa sui servizi pubblici essenziali.

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Le richieste dei docenti

Gli stipendi degli insegnanti italiani rimangono tra i più bassi d’Europa, con una retribuzione media di 28.000 euro annui per un docente con 15 anni di servizio. Questo rappresenta il 27% in meno rispetto alla media UE secondo i dati OECD 2024.

Tra le richieste principali vi sono il rinnovo immediato del contratto nazionale scaduto nel 2024, con aumenti stipendiali di almeno 300 euro mensili netti. I sindacati sollecitano inoltre un piano straordinario per la stabilizzazione dei 150.000 docenti precari oggi in servizio.

Marco Rossi, segretario nazionale CGIL Scuola, ha dichiarato che non si può più tollerare la svalutazione sistematica della professione docente. I sindacati richiedono anche investimenti strutturali per la formazione continua e il riconoscimento delle competenze acquisite.

Per favorire la crescita e la valorizzazione della professione attraverso le nuove tecnologie, un approccio emergente riguarda la formazione docenti sull’integrazione dell’intelligenza artificiale, che consente di sviluppare competenze digitali e adeguare le strategie didattiche alle esigenze attuali del sistema educativo.

Contesto e cause

Questa mobilitazione rappresenta il culmine di una serie di proteste avviate nell’autunno 2024, in seguito all’esito negativo delle trattative per il rinnovo contrattuale. Negli ultimi dodici mesi tre scioperi nazionali hanno registrato una partecipazione media del 65% dei docenti.

Il settore scolastico italiano affronta una crisi strutturale, con circa il 20% dei posti coperti da supplenti e un’età media dei docenti tra le più alte d’Europa, pari a 54 anni.

La mancanza di risposte sulle richieste di adeguamento salariale ha prodotto un calo del 30% nelle iscrizioni ai concorsi docenti nell’ultimo biennio. Questo trend segnala una crescente disaffezione verso la professione.

In questa situazione, la necessità di ripensare la gestione del tempo da parte degli insegnanti diventa sempre più centrale per far fronte sia ai compiti didattici che alle nuove sfide legate all’instabilità del settore.

Reazioni istituzionali

Il Ministero dell’Istruzione ha convocato un tavolo tecnico per il 20 ottobre, cinque giorni prima dello sciopero. Il Ministro dell’Istruzione ha affermato che il dicastero è aperto al dialogo e pronto a valutare proposte concrete nel rispetto dei vincoli di bilancio.

Le Regioni, tramite la Conferenza Stato-Regioni, hanno espresso preoccupazione per l’impatto dello sciopero sul sistema scolastico. Il coordinamento regionale ha chiesto al governo un intervento urgente per evitare il blocco delle attività didattiche.

La commissione di garanzia sugli scioperi ha confermato la legittimità della mobilitazione e ha sottolineato l’obbligo di garantire i servizi minimi essenziali.

Implicazioni pratiche

Le scuole saranno chiamate a riorganizzare le attività didattiche, con possibili chiusure totali degli istituti nei casi di alta partecipazione. I dirigenti scolastici stanno elaborando piani di emergenza per garantire almeno la sorveglianza degli alunni.

Il blocco delle attività potrebbe intaccare anche i servizi collegati, come mense e trasporti scolastici. Le amministrazioni comunali valutano soluzioni alternative per limitare i disagi alle famiglie.

Allo stesso modo, la transizione verso processi più efficienti può essere supportata dall’introduzione dell’automazione delle attività amministrative scolastiche grazie all’adozione di strumenti innovativi per ottimizzare la gestione sia didattica che amministrativa degli istituti.

Prossimi sviluppi

Un nuovo incontro tra sindacati e Ministero è fissato per il 30 ottobre, quando sarà presentata una proposta tecnica di revisione del contratto nazionale.

I sindacati hanno già notificato il preavviso per una seconda giornata di sciopero il 15 novembre, qualora l’incontro del 30 ottobre non avesse esito positivo.

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Conclusione

La mobilitazione unitaria del 25 ottobre mette in luce criticità ormai strutturali della scuola italiana, in particolare su precarietà e retribuzioni, con effetti diretti sulla continuità didattica e sulla capacità attrattiva della professione. La risposta delle istituzioni e i prossimi tavoli negoziali saranno determinanti per l’evoluzione del settore. Cosa tenere d’occhio: l’incontro tecnico del 30 ottobre e la possibile seconda giornata di sciopero prevista per il 15 novembre.

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